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Abbazia di San Michele della Chiusa

L’austero edificio cattura la nostra attenzione, emergendo, pietra sopra pietra, dalla cima del monte Pirchiriano, stagliandosi sul paesaggio circostante massiccio e minaccioso. Ci inerpichiamo per il sentiero, attirati dalla considerevole mole e dalla fama dell’abbazia. Attraversiamo, uno dopo l’altro, i portali, dove la natura caotica si contende lo spazio con l’architettura geometrica, fino a giungere alla navata principale della chiesa.

Restiamo ad osservare l’interno spoglio, mentre prepariamo gli strumenti di rilevamento, contemplando l’aspettativa di ritrovarci a studiare un manufatto che è attraversato da una importantissima Ley-Line…

La pianta è massiccia e compatta e descrive una forma quadrata a tre navate. La forma è definita completamente dalle linee di falda e le asseconda. L’opera occidentale è un ambiente chiuso di forma irregolare che segue la curva della Ley-Line; così che l’accesso è posto sul lato meridionale, lungo una navata secondaria. Il lato orientale è popolato dalle cappelle semicircolari: soluzione di continuità delle navate. Qui avviene l’incrocio della Ley-Line, che attraversa la navata principale (non al centro, ma fuori asse, traslata in modo irregolare verso il settentrione), con una linea di falda che percorre tutto il ‘transetto’. In corrispondenza di questa falda si osserva un danneggiamento della struttura, parzialmente crollata e visibilmente restaurata nel tardo ottocento. Spesso gli scorrimenti idrici risultano nella rovina degli edifici costruitivi sopra; inoltre tutta la zona del catino absidale è fuori dalle forze contenitive degli archi rampanti, quindi più soggetta a dissesti.
Alla lettura quantitativa rileviamo 18.000 Å agli incroci delle linee energetiche. Ci saremmo aspettati valori di molto superiori, considerata la posizione e il numero e la qualità delle forze in gioco. Approfondiamo lo studio e ci accorgiamo che la Ley-Line altro non è che una linea di faglia, fuori asse. Nulla di speciale, dunque, rispetto ad altri edifici del periodo che pure presentano un numero minore di fenomeni tellurici.

Uscendo, ci accorgiamo di un cartellone informativo che riassume i rilevamenti eseguiti dall’associazione ‘Dowsing for life’. Una rapida scorsa agli appunti presi durante il rilievo ci confermano la medesima osservazione eseguita dai colleghi otto anni prima, con la sola differenza che questi hanno potuto accedere ad una parte transennata, in corrispondenza della cappella alla destra dell’altare, rilevando una linea di falda che completa il perimetro sul lato meridionale.

Proseguiamo verso l’uscita discutendo delle aspettative deluse dal rilevare una relativamente mediocre energia della chiesa. Di li a poco avviene la scoperta.

Abbandonando le mura dell’Abbazia raggiungiamo una spianata e ci imbattiamo in un rudere: il Sepolcro dei Monaci. Il piccolo edificio è quasi interamente crollato, ma resta leggibile la pianta centrale lobata e la struttura risalente (forse) al XI secolo. Il nome deriva dall’ipotesi che quivi si trovasse il cimitero dei monaci dell’Abbazia.
Incuriositi effettuiamo dei rilevamenti e troviamo l‘incrocio, al centro, di due linee di faglia e di due linee di falda che descrivono perfettamente lo sviluppo degli assi della pianta dell’edificio. La lettura degli strumenti ci restituisce il valore di 55.000 Å al centro esatto della pianta.
Data l’alta concentrazione di incroci energetici non stupisce il crollo avvenuto alla fine del XVII secolo. Ulteriori ricerche storiche rimandano a tradizioni che vogliono l’edificio eretto sul luogo esatto di un precedente tempio pagano.

Conclusioni: La qualità architettonica dell’Abbazia e l’evidente sapienza esoterica delle maestranze, unita all’evidente conoscenza delle energie telluriche implicate e al fatto che l’intera architettura del luogo si origini da queste, non lascia spazio a dubbi. Pur considerando le esigenze di edificare uno spazio fortificato con vantaggio dell’altura e di proteggere e difendere uno spazio sacro, non si comprende il motivo per escludere dal perimetro cinto di mura il ben più prezioso ‘Sepolcro dei Monaci‘. Inoltre, la pianta ottagonale richiamerebbe la tradizione delle fonti battesimali, mentre questo viene indicato come un luogo di sepoltura dei monaci, quindi uno spazio precluso all’adorazione dei fedeli. La forma stessa dell’edificio minore rimanda e fa da riferimento alle linee di energia che ospita, ma senza celebrarle, quanto piuttosto occultandole e riservandole ai pochi.
Va considerato inoltre che destinare un luogo di sepoltura abbassa enormemente le energie presenti, finanche ad azzerarle.
Sembra ci troviamo davanti l’ennesima mistificazione perpetrata dal mondo cattolico che ha operato una spettacolare macchina di distrazione (l’Abbazia) per occultare e privatizzare un luogo sacro (il luogo del tempio pagano) con caratteristiche energetiche veramente peculiari e considerevoli attirando altrove i pellegrini.
Resta inoltre da chiarire la natura della ‘Ley-Line’ che si è rivelata sprovvista delle qualità che le sono attribuite e che si è presentata alla nostra ricerca come una semplice linea di faglia.

Seguiranno ulteriori ricerche e approfondimenti.

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