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Porto Venere

Come una scultura abbozzata sembra scaturire dalla pietra naturale, così la chiesa di San Pietro in Porto Venere, in provincia di La Spezia, emergendo dalla scogliera, conferisce alla pietra un ordine geometrico.

Raggiungiamo l’edificio seguendo un camminamento che costeggia il porticciolo salendo fino alla punta estrema della scogliera.

All’apice della scalinata, l’ingresso, ci conduce ad un’aula, a pianta quasi quadrata, suddivisa in tra navate. Due pilastri polistili definiscono un corto transetto composto da tre spazi quadrati di cui l’altare, al centro, di ampiezza maggiore, sormontati da volte a crociera ogivate che riprendono la caratteristica bicromia del gotico genovese.

La composizione ricorda gli edifici benedettini e origina la sua forma dall’aver occupato il chiostro di una preesistente abbazia.
Una precedente pieve paleocristiana, ora adibita a nartece, è aperta su un lato per essere unita al corpo di fabbrica. Si presenta come uno spazio a navata unica scandita dalla copertura a due volte a crociera con ingresso laterale e catino absidale semicircolare. Questo ingresso secondario, che ora si trova in asse con l’altare maggiore, affaccia su una loggetta romanica a picco sul mare.
La composizione, per quanto eterogenea, frutto di successivi accorpamenti, si presenta organica e con numerose citazioni degli stili precedenti e sapiente rispetto del genius loci.

L’individuazione, nel concio in chiave dell’ingresso alla chiesa ipogea (attualmente non accessibile al pubblico) di un ‘fiore dalla vita’ e di un piccolo rosone posto sul campanile e raffigurante una croce templare, ci indicano che siamo in presenza di costruttori di tradizione sapienziale che ben conoscevano le energie implicate.

Analizziamo l’architettura invisibile che sottende l’edificio di pietra. Incontriamo all’ingresso principale a EST il tipico punto di geopatia che ci porta a una caduta vibrazionale a 4.000 Å, mentre nell’ingresso in asse con l’altare, a NORD, leggiamo 3.000 Å: L’accesso ad uno spazio sacro è segnalato nell’inconscio di chiunque ne attraversi la soglia.

L’interno della chiesa emana una vibrazione di 18.000 Å, generosamente nel campo del sacro.

Si individuano una linea di faglia e una di falda sovrapposte sull’asse maggiore. Le due navate minori sono percorse da due linee di faglia che corrispondono precisamente ai muri perimetrali del vecchio impianto abbaziale ancora leggibile nei muri esterni alla chiesa. Il sottile abside è individuato da una linea di faglia. Transetto, ingressi laterali e nartece sono percorsi da linee di falda: probabilmente vene d’acqua dolce che sfociano in mare dalle rocce sottostanti.

L’analisi sembrerebbe terminata quando individuiamo una lettura di 11.000 Å in corrispondenza dell’altare della chiesa paleocristiana, all’emiciclo ora occupato da un statua di San Pietro.

Acuiamo la ricerca e troviamo una linea di flusso sacro, attualmente non identificata, che percorre l’asse della chiesa paleocristiana. Circumnavighiamo la chiesa dall’esterno per meglio identificare l’andamento del flusso sacro e ci accorgiamo di una incongruenza tra lo spazio esterno e quello interno: una stanza inaccessibile e murata su tutti i lati addossata all’emiciclo della chiesa paleocristiana. Consultiamo piante e rilievi e troviamo che questo spazio viene identificato prima come ‘cisterna’ e poi come ‘sito dell’antico tempio romano’. Per una lettura accurata siamo costretti ad arrampicarci sul tetto della ‘cisterna’ dove possiamo effettuare un rilevamento diretto. Qui, al centro, troviamo una emanazione di ben 80.000 Å, esattamente in corrispondenza del sito in cui si trovava l’antico tempio romano.

Conclusioni: Qui più che altrove è evidente l’avvicendarsi di sistemi di potere religioso che prendono il controllo di spazi dotati di fenomeni importanti di tellurismo. La stessa civiltà romana ha edificato il tempio, probabilmente dedicato a Venere Ericina, nell’esatto apice dell’emanazione, forse occupando siti megalitici di civiltà e culture precedenti.
Possiamo osservare la consueta dissimulazione del cristianesimo che allestisce gli apparati cultuali nella periferia dei punti di massima emanazione deviando altrove l’attenzione su emanazioni di ordine inferiore. Nel caso specifico la chiesa paleocristiana ha mantenuto l’orientamento a EST del tempio romano e si è sviluppata lungo la linea del flusso sacro, ma ha posto l’altare sul punto di caduta energetica a 11.000 Å (probabilmente l’ingresso del tempio romano).
Certo, nell’allestire una cisterna proprio nell’acme energetico del sito, l’intento potrebbe essere stato quello di energizzare l’acqua immagazzinata, con scopi curativi per i monaci e i fedeli. Tuttavia resta il fatto che questo importantissimo sito sia stato occultato e reso attualmente ininfruibile, lasciando ai visitatori solamente le ‘briciole’ di questo importantissimo flusso sacro.

Data l’importanza del sito e della scoperta ci riserviamo ulteriori indagini future, accedendo alla chiesa ipogea e alle pertinenze del vecchio impianto abbaziale e tentando di individuare elementi di spoglio nella vicina chiesa di San Lorenzo.

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